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Il primo giorno di lavoro in un negozio di ottica me lo ricordo ancora. Era una mattina come tante altre, e io, fresco di caffè e con un’aria di professionalità che durava esattamente da quando avevo varcato la porta, mi preparavo per quella esperienza . Il negozio, era un posto elegante, con montature di occhiali disposte come opere d’arte e un odore di pulito che sapeva di detergente costoso. Il proprietario, il signor Aldo, mi aveva assunto per “migliorare l’esperienza del cliente”. Tradotto: dovevo convincere la gente a spendere più di quanto avessero previsto.
Il primo cliente della giornata era un uomo sulla cinquantina, con un’aria vagamente confusa e un paio di occhiali da sole appoggiati sulla testa, come se fosse pronto per una vacanza ai Caraibi. Lo chiameremo Marco. Marco si sedette di fronte a me, guardandomi con uno sguardo che oscillava tra la speranza e il terrore.
“Allora, Marco,” iniziai, con il tono rassicurante di chi sa esattamente cosa sta facendo (spoiler: non lo sapevo), “mi ha detto che ha problemi a vedere da lontano. Quando ha notato per la prima volta queste difficoltà?”
Marco si grattò la testa, spostando gli occhiali da sole che scivolarono fino a coprirgli un occhio. “Beh, più o meno da quando ho iniziato a non riconoscere più le persone dall’altra parte della strada. All’inizio pensavo fossero tutti uguali, ma poi mia moglie mi ha detto che forse avevo bisogno di occhiali.”
Resistetti alla tentazione di ridere e annuii con serietà. “Capisco. Allora, facciamo un test della vista. Mi legga le lettere sulla tabella davanti a lei.”
Marco si concentrò, strizzando gli occhi come se stesse cercando di decifrare un codice segreto. “Ehm… vedo una ‘C’… una ‘D’… e forse una ‘G’? Ma potrebbe anche essere una ‘O’ con un po’ di fantasia.”
“La fantasia è importante,” dissi, cercando di mantenere il tono professionale, “ma forse abbiamo bisogno di qualcosa di più preciso. Proviamo con le lenti.”
Tirai fuori il mio “kit di lenti prova”, che sembrava un incrocio tra un set da chirurgo e un gioco di prestigio. Marco si mise le lenti davanti agli occhi, una dopo l’altra, mentre io gli chiedevo: “Meglio così? O così? E ora?”
Ad un certo punto, Marco esclamò: “Oddio, ora vedo tutto doppio!”
“Perfetto,” dissi, “vuol dire che siamo sulla strada giusta.”
Dopo una serie di tentativi, riuscimmo a trovare la gradazione giusta. Marco era entusiasta. “Fantastico! Finalmente vedo tutto nitido! Ma… ehm, quanto costano questi occhiali?”
Ah, la domanda che tutti temono. Sorrisi, cercando di sembrare il più rassicurante possibile. “Beh, dipende dalla montatura che sceglie. Abbiamo opzioni per tutte le tasche. Da quelle economiche a quelle… beh, diciamo che se sceglie quelle, potrebbe dover vendere la macchina.”
Marco rise nervosamente, ma poi si lasciò convincere da una montatura in titanio che costava più del mio affitto mensile di allora. “Va bene, li prendo!” disse, con un misto di entusiasmo e disperazione.
Mentre Marco usciva soddisfatto, entrò una signora anziana, che si presentò come la signora Pina. Aveva un’aria decisa e un paio di occhiali così spessi che sembravano fondi di bottiglia. “Buongiorno, ho bisogno di un nuovo paio di occhiali. I miei si sono rotti.”
“Certamente, signora Pina,” dissi, invitandola a sedersi. “Mi dica, che tipo di problema ha?”
“Non vedo un tubo,” rispose lei, con la schiettezza di chi non ha tempo da perdere. “Ma voglio occhiali alla moda. Niente di quelle cose da vecchia.”
Cercai di nascondere un sorriso. “Nessun problema, signora. Abbiamo montature molto trendy. Vediamo un po’…”
Le mostrai una selezione di occhiali, e la signora Pina iniziò a provarli uno dopo l’altro, commentando ogni modello come se fosse una giudice a Italia’s Next Top Model. “Questi mi fanno sembrare una libellula… questi sono troppo piccoli… questi invece mi danno un’aria da detective privato.”
Alla fine, ne scelse un paio con montatura rossa e dettagli dorati. “Perfetto, questi mi fanno sentire una diva!” esclamò, mentre io cercavo di immaginare la signora Pina in un video musicale.
La giornata proseguì tra clienti eccentrici, occhiali alla moda e qualche momento di caos inevitabile. Alla fine, ero esausto ma soddisfatto. Avevo aiutato Marco a vedere il mondo con chiarezza, trasformato la signora Pina in una diva e, soprattutto, avevo dimostrato che anche in un negozio di ottica c’è spazio per il divertimento.
Mentre chiudevo il negozio, il signor Aldo mi fece un cenno di approvazione. “Hai fatto un ottimo lavoro oggi,” disse. ” Ti assumo!”. Ma prima che andasse avanti lo fermai.
Sorrisi. Gli dissi che nonostante la sua insistenza non avrei accettato l’impiego perché il mio desiderio non era vendere occhiali alla sua clientela ma vendere lenti a lui.
Aldo, con il suo punto vendita fu il mio primo cliente e da allora sono diventato il consulente per tantissimi ottici.
Presto lo convinsi a spendere più di quanto avesse previsto….
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