L’isola che non c’è

L’isola deserta è il sogno più sogno che tutti sognano.
Tutti hanno nell’immaginario una isola deserta dove approdare un giorno o chissà quando.
Che questa isola sia reale o metafisica non importa….la sensazione è più o meno la stessa.
Ci si può arrivare in mille modi ma la vera differenza sta proprio qui.. nel modo in cui ci si arriva.
Quando questa isola la raggiungi con i tuoi mezzi o con le tue idee la soddisfazione di avere “conquistato” uno spazio è grande…e questo vale per una isola ma anche per un monte.
Si …vero.. magari quando ci arrivi scopri di non essere stato proprio il primo e che davanti c’è una comitiva di giapponesi in attesa….ma non è la stessa cosa arrivare come loro.
Questa sensazione l’ho sempre provata quando in un posto “ci sono arrivato” e non quando “mi ci hanno portato”.
Non sono conquiste che passano alla storia ma forse l’esploratore che c’è in me ha saputo nella sua solitudine dare un senso a dove arrivavo…..a volte anche con un briciolo di incoscienza.
Non ho mai raggiunto una isola deserta….sono sempre arrivato in isole più o meno attrezzate ma, la sensazione che si prova quando ti ripari in una baia con il mare infuriato è diversa dallo scendere la scaletta di una nave.
E questo lo avrei scoperto in un mese di Giugno del 1979
Partimmo da Olbia verso la Corsica per arrivare in una isola che sembrava disegnata in un cartone animato…. c’era sulla carta nautica ma un poco spostata da dove doveva essere..
Strisciammo la chiglia della barca sulla spiaggia e scendemmo in silenzio come dei gatti.
Il comandante ci aveva detto che per l’occasione non dovevamo portare con noi divise o mostrine…la bandiera di bordo divenne quella della “marina mercantile” e questo ci fece sembrare più dei pirati che Militari di Marina. (guardandoci bene si capiva che era un fotomontaggio)
Eravamo in missione ma non dovevamo “apparire”. Il periodo storico era dei più seri e un giorno (molto presto) cercherò di ricordarlo…..
Era stato ucciso Aldo Moro da meno di un anno e quella zona (il Nord della Sardegna e la Corsica) era zone di provenienza di armi per le B.R. (Brigate Rosse). Non sarebbe stata l’ultima volta che ci fingevamo “Giovani Turisti” ma quell’isola era particolare e ci metteva i brividi.
Quell’isola non aveva case ma solo due cimiteri….ai lati opposti.
In quei cimiteri c’erano sepolti 500 marinai di una corvetta francese affondata nel 1855 per una tempesta…due cimiteri.. uno per i marinai uno per gli ufficiali.
Ogni volta trovavamo un momento per ricordarli con una preghiera anche se tra di noi solo “Pluto” riusciva a dire un qualcosa che sapeva di “Ave Maria”
Quell’isola ha un nome…è l’isola di Lavezzi…e si trova come ho detto in acque francesi….
Ma per noi ogni volta che la raggiungevamo ci sembrava di averla conquistata per la prima volta…nonostante la presenza dei due cimiteri ci pareva un posto sicuro in mezzo a quel mare sempre tempestoso….una isola segnata male sulle carte di allora e che dovevamo vedere per ricordarcela….
Restavamo su quell’isola come veri e propri turisti ….. ci chiamavamo per nome (mai per grado) e non avevamo armi.
Persino il binocolo non era della Marina ma con quel binocolo ci segnavamo tutti i passaggi che notavamo….. tipo di barca (anche se era una basca da pesca), numero o sigla, tuttooooo!!….
Ci sarebbe servito per quando pattugliavamo la zona e con la scusa di controlli si saliva a bordo.
Se l’imbarcazione risultava tra quelle notate….. la rovistavamo come un calzino.
La tecnica era la medesima e ingenua….. si accostava ….
Si segnalava che dovevamo fare dei controlli su licenze o dotazioni di sicurezza.
Alla imbarcazione una volta ferma venivano spenti i motori e avvicinata sempre sul lato di prua ….. in questo modo la manovra di speronamento sarebbe risultata fatale o avremmo arrecato seri danni alla imbarcazione.
Mentre l’ufficiale saliva con un marinaio io ero sempre pronto alla manovra di recupero dei compagni e poi allo speronamento.
Dalla plancia non potevo vedere il comandante a bordo e quindi un altro marinaio seguiva molto attentamente l’operazione.
Il segno convenzionale del Comandante di “salutare senza berretto” era uno dei segnali che temevamo di più.
Voleva dire che si erano notate armi o grossi rischi per la sicurezza e comunque qualcosa a bordo non quadrava.
Il Comandante quindi sarebbe sceso ritornando sulla CP235 per poi intimare l’ALT con la forza. (insomma….qualcuno di noi le prime volte se la faceva addosso)
Questa era la procedura.
Inutile dire che la tensione a bordo in quei momenti era massima e io ero sempre con una mano sulla barra e con l’altra sulla leva dei motori per dare inizio alla manovra alla occorrenza.
Manovra provata centinaia di volte in addestramento con alterne fortune.
Non l’ho più vista quell’isola ma ogni tanto spunta dalla mia immaginazione come un sogno e mi piace pensare che comunque in una epoca di GPS possa esistere da qualche parte una isola che le carte non riportano.
Come mi piace pensare che anche nella nostra vita ci si trovi prima o poi su una isola lontano da tutti e che per vederla ci si debba basare solo sulle proprie forze e magari non seguire rotte convenzionali….si…perché, quello che già abbiamo ci rassicura ma quello che non possediamo ci attrae e lo farà per sempre

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